Nessun commento

L’arma segreta dei cattivi più amati dei fumetti 

Sguardi spauriti, mamme che cercano di tenere stretti a sé i propri figli, padri costretti a separarsi dalle loro famiglie, una massa grigia spintonata da urla tedesche e costretta a scendere da un treno con il terrore negli occhi.

Una donna in particolare cerca di tenere vicino a sé un bambino, mentre i nazisti con espressioni di fredda indifferenza, come se fossero solo burocrati che sbrigano una pratica qualsiasi in ufficio, spintonano le persone e dividono chi si ama da anni, sciogliendo i loro abbracci.

La signora viene allontanata a forza dal figlio.

I cancelli di Auschwitz si piegano e si contorcono con una disperazione che sembra essere solo il riflesso del dolore di quel bambino che guarda la sua mamma trascinata via.

La mano è tesa, il grido è straziante, il pianto anche, il bambino cade a terra sotto il colpo di un generale tedesco e la scritta “Arbeit macht Frei” è salva.

È la prima terribile scena di X-Men L’inizio, il film in cui si raccontano le storie di origine degli eroi Marvel che tanto amiamo.

O almeno che io amo più di qualsiasi altra saga. Wolverine, Magneto, Ciclope, il dottor Xavier sono da sempre i miei personaggi preferiti, più di qualsiasi altro supereroe si sia mai visto.

Cos’hanno questi supereroi in comune e come può Magneto, che è un super cattivo, essere comunque molto apprezzato dai fan di tutto il mondo?

Semplice, è un cattivo con un perché.

Non solo infatti questo povero bambino è stato costretto a vivere la tortura di essere brutalmente separato dai suoi genitori dai nazisti durante la traumatica esperienza della Seconda Guerra Mondiale.

In quegli anni impara quanto gli esseri umani possano essere crudeli, quanto possano ferirsi l’un l’altro e quanta paura abbiano di tutto ciò che è diverso da loro. Un terrore che si trasforma in una rabbia più che cieca nel momento in cui Magneto cresce e prende consapevolezza dei suoi poteri.

Tuttavia le sfortune della sua vita non finiscono qui, anzi, possiamo pure dire che siano solo e soltanto iniziate, giusto un assaggino di quanto la vita possa strapparti il cuore, calpestarlo e costringerti a chiedere scusa per questo.

Sopravvissuto (per modo di dire) a uno degli episodi più tristi della storia dell’uomo, Magneto si dirige a sud, dove riesce a trovare un po’ di pace tra le braccia di Magda.  

Purtroppo Eric aveva già imparato quanto gli esseri umani possano temere qualcuno con poteri sconfinati come i suoi, decide quindi di non dirle nulla e di mantenere il segreto anche davanti alla nascita della figlia Anya.

I due coniugi si stabilirono infine nella città ucraina di Vinnitsa, dove per qualche tempo vissero un periodo sereno.

È notte quando le fiamme si alzano sulla casa della famiglia, è notte quando Anya rimane intrappolata, è notte quando Magneto usa i suoi poteri per salvare il sangue del suo sangue.

Ed è una notte eterna quella che scende sul cuore di Magneto quando i suoi vicini, che avevano assistito alla scena, iniziano ad assalirlo, impedendogli di muoversi e costringendolo a guardare sua figlia morire fra le fiamme.

Piccola nota prima di continuare: non so perché non abbia usato i poteri per liberarsi dagli assalitori, sono nerd, ma non così tanto.

Tornando a noi, Magneto, Eric o come vogliamo chiamarlo, conosce poi il professor Xavier e diventano inizialmente grandi amici.

I due hanno a cuore il benessere dei mutanti, la protezione della loro identità e la salvaguardia della loro sicurezza.

Non sono però molto d’accordo, se così possiamo dire, sui metodi da utilizzare per portare avanti il loro progetto.

Magneto quindi diventa a tutti gli effetti un cattivo e inizia a combattere contro quelli che erano i suoi fratelli fino al giorno prima, perché nella sua mente è l’unico modo per salvare i mutanti e assoggettare la razza umana.

Magneto ha un mare di perché, ha una storia personale eccezionale, ha una forte motivazione che spinge tutto quello che fa e che lo manda avanti nel suo cammino. 

Tu immaginalo compiere le stesse identiche nefandezze, uccidere umani, conquistare nazioni, agire nell’ombra, manipolare, tradire.

Immagina però che lo faccia solo e soltanto perché è un malato di mente o perché gli va.

Immaginalo senza il suo cuore pieno di rabbia, senza il dolore di aver perso la sua famiglia, senza il torto subito da ragazzo, senza il dolore di una vita segnata dai lutti e dalle ingiustizie.

Immaginalo senza un obiettivo, senza un progetto, senza la razza mutante per la quale combattere, senza la sua visione di un futuro migliore.

Cosa avresti davanti?

Un mostro, uno psicopatico e probabilmente un mutante solo, non circondato da altri che credono in lui e da lettori innamorati o perlomeno affascinati dal suo personaggio.

Cosa fa la differenza fra le due casistiche? 

Il perché e il suo valore intrinseco.

Tutti sanno quello che fanno, che tu venda poliuretano, tosaerba o birra, cosa fai non è molto importante, la gente lo sa e se è sul tuo sito probabilmente ti ha cercato apposta.

Qui si fermerebbe Magneto se dicesse: io uccido gli esseri umani, conquisto posti, vedo gente, faccio cose. 

Il secondo livello è quello delle persone o aziende che sono molto consapevoli del “come”, come lo fanno, in che modo portano avanti quello che fanno e quali processi possono portare la loro birra a essere la scelta migliore per te.

È un po’ come se il nostro buon mutante dicesse: lo faccio con altri mutanti al mio fianco, combattendo coloro che a loro volta ci vogliono sottomettere.

Pochi però sono in grado di spiegare perché lo fanno e non intendo “per fare soldi”, questo potrebbero dirlo un po’ tutti, perché è oggettivamente uno dei motivi per cui ci mettiamo in affari. Non intendo questo però. Intendo il motivo intrinseco, il tuo credo, la motivazione che ti spinge, il tuo, in poche parole, perché.

Perché ti svegli la mattina, perché, nonostante tutto, hai deciso di dedicare la tua vita all’incertezza e alle preoccupazioni tipiche di chi ha un’attività sua.

Perché produci quella birra, perché commerci quel poliuretano, perché ogni giorno sacrifichi le tue giornate per quello che hai creato.

Da lì poi deriva il resto, da lì discende il come lo fai.

Ti faccio un esempio che Frank stesso ha citato nella lettera di questo mese, che è molto interessante e ti consiglio vivamente di leggere. 

Prendiamo “Who gives a Crap”, un’azienda inglese che produce, rullo di tamburi… carta igienica.

Cito questa attività perché è facile parlare di ideali quando costruisci computer, navicelle spaziali, servizi di personal training, è un po’ più difficile comunicare il tuo perché quando si parla di pulirsi il didietro.

Eppure loro ci sono riusciti. Il processo, quando hai bene i tre step (perché, come, cosa) è sempre lo stesso.

Si parte dal perché lo facciamo. Who gives a Crap ha come payoff “Toiler paper that build toilet”, semplice chiaro e pieno di tutto il significato che ci serve.

 Quello che fanno è dare parte dei loro ricavati in beneficenza per costruire servizi sanitari in tutto il mondo che consentano ai più poveri di aver accesso a una maggiore igiene, diminuire le infezioni e via dicendo.  

Lo esprimono così:

Amiamo la carta igienica perché per noi è il nostro modo di fare la differenza. Abbiamo iniziato Who Gives A Crap quando abbiamo appreso che 2,3 miliardi di persone in tutto il mondo non hanno accesso ai servizi igienici. Si tratta di circa il 40% della popolazione mondiale e significa che circa 289.000 bambini sotto i cinque anni muoiono ogni anno a causa di malattie diarroiche causate dalla scarsa acqua e servizi igienici. Sono quasi 800 bambini al giorno, o un bambino ogni due minuti”. 

È un perché toccante in grado di farti sentire un eroe ogni volta che in bagno ti pulisci, non poco.

Ovviamente, se il tuo principio si basa sull’aiutare i paesi in via di sviluppo, il tuo “come” non potrà essere da meno, non potrai essere una di quelle aziende che sfrutta popolazioni in difficoltà per lavorare, giusto?

E da qui prende vita il loro “come”, ossia nel pieno rispetto dell’ambiente e del personale impiegato nella creazione di ogni singolo rotolo.

Il cosa è piuttosto ovvio: carta igienica!

Comprendi però la differenza tra un rotolo qualsiasi e un rotolo di carta igienica con una così forte motivazione alle spalle?

Ovviamente non tutti i progetti hanno un effetto tanto forte sulla popolazione, ma sono sicura che se scavi abbastanza a fondo tu sia in grado di dare una motivazione per le tue azioni più forte di “dovrò pur mangiare”.

Per aiutarti a mettere giù i tuoi pensieri in ordine, ti scrivo qui di seguito alcune domande guida che ti consiglio di utilizzare:

  1. Cosa è successo che ti ha spinto a fare ciò che fai? Hai subito un torto? Qualcuno ti ha ispirato? Hai avuto un trauma? Hai assistito a un’ingiustizia?
  2. Perché lo fai proprio così? Perché le tende che progetti sono proprio di quei colori? Hanno proprio quel materiale? O quel particolare sistema di chiusura e apertura? È perché fanno più ombra? O perché ne fanno di meno? Mantengono l’ambiente più o meno soleggiato?
  3. Dove hai imparato a farlo? Chi ti ha preso sotto la sua guida e ti ha insegnato ciò che fai o dove hai studiato per arrivare qui?
  4. Quale obiettivo vuoi raggiungere? Vuoi salvare i bambini? Regalare romanticismo? Aiutare gli anziani in memoria di tuo nonno? Alla fine di tutto, se valichi i confini dei tuoi problemi quotidiani e pensi più in grande, dove vuoi arrivare?
  5. Quali ostacoli hai affrontato durante il viaggio? Chi ti ha provato a fermare? Quali ostacoli hai saltato? Quali problemi hai risolto?

E una volta che hai scritto tutto?

Quando hai messo giù tutti i questi punti hai in mano il tuo perché, il tuo come, il tuo cosa, quello che devi fare è usarlo in tutti i tuoi materiali di marketing,

Prima di tutto va inserito nel tuo chi sono, poi va messo nelle tue sales, raccontato sulle scatole dei tuoi prodotti e in ogni lago e in ogni luogo.

Prima di salutarti voglio aggiungere una piccola cosa: non dimenticarti lo stile.

Tutto quello che racconti finisce nel dimenticatoio della vita se non è espresso nel modo giusto. Se parli con anziani non potrai avere un gergo da rapper di strada e viceversa non puoi esprimerti come una cariatide se il tuo target medio è in crisi preadolescenziale.

Sembra banale, ma vedo ancora fior fior di “chi sono” scritti come se fossero prosa ottocentesca o i documenti ufficiali del trattato di pace del secondo dopoguerra.

Fa in modo che tutti ti capiscano o il tuo più grande perché andrà perso.

Potrebbero interessarti

Copy

Articoli simili a questo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere